Fratelli nel Signore, siccome sono sorti alcuni in seno alla fratellanza che insegnano che noi sotto la grazia dobbiamo osservare il sabato, come Dio ha comandato di fare agli Ebrei, ho deciso di mettere questo mio scritto confutatorio sul sabato, che scrissi anni fa, e che fa parte del mio libro sugli Avventisti del Settimo Giorno, che insegnano l’osservanza del sabato. Siccome i ragionamenti che fanno costoro sono gli stessi o molti uguali a quelli degli Avventisti mi è parso opportuno risvegliarvi la memoria mediante di esso, affinchè non rimaniate sedotti dai vani ragionamenti di questi che si sono messi a giudaizzare.
La grazia sia con voi
Giacinto Butindaro
La dottrina avventista
Il sabato va osservato perché è il segno fra Dio e il suo popolo, e verrà il tempo che l’osservanza del falso sabato (la domenica) costituirà il marchio della bestia. Ellen G. White scrisse a proposito del sabato: ‘Fu perché questa verità rimanesse sempre presente nella mente degli uomini che Dio istituì il sabato in Eden, e finché sussisterà il fatto che Egli è il nostro Creatore, esso rappresenterà la ragione per la quale dobbiamo adorarlo e considerare il sabato come un segno e un memoriale. Se il sabato fosse stato universalmente osservato, i pensieri e gli affetti degli uomini sarebbero stati rivolti al Creatore come oggetto di riverenza e di adorazione, e non ci sarebbe mai stato un idolatra, un ateo, un incredulo. L’osservanza del sabato è un segno di fedeltà al vero Dio’ (Ellen G. White, Il gran conflitto, pag. 320). Ricordiamo che Ellen G. White asserì a proposito del sabato di avere avuto una visione nella quale fu portata nel luogo santissimo in cielo e vide i dieci comandamenti, con un’aureola di gloria attorno al comandamento del sabato. Ecco le sue parole: ‘ (…) il Signore mi inviò una visione. Venni condotta nel luogo santissimo. Vidi l’arca e su di essa il propiziatorio. Gesù sollevò il coperchio dell’arca e io vidi le tavole di pietra sulle quali erano scritti i dieci comandamenti. Fui stupita nel leggere il quarto comandamento. Lo circondava un’aureola di gloria (…) il quarto comandamento, riguardante il sabato, brillava persino più di tutti gli altri; poiché il sabato era stato santificato per esser osservato in onore del nome santo di Dio. Il sabato santo appariva glorioso, circondato da un’aureola di gloria’ (citato da Robert S. Folkenberg, Noi crediamo ancora, Trento 1994, pag. 87-88). Questa sua dottrina è confermata in Questions on Doctrine con le seguenti parole: ‘Noi crediamo che il Sabato fu istituito in Eden prima che il peccato entrasse, che fu onorato da Dio, messo a parte per decreto divino, e dato all’umanità come il perpetuo memoriale di una creazione finita’ (Questions on Doctrine, pag. 149), e nel diciannovesimo articolo di fede della Chiesa Avventista del Settimo giorno che dice tra le altre cose: ‘…Il quarto comandamento dell’immutabile legge di Dio richiede l’osservanza di questo Sabato, il settimo giorno, come giorno di riposo, di adorazione e di ministerio in armonia con l’insegnamento e la vita di Gesù, il Signore del Sabato…’ (G. De Meo, op. cit., pag. 235). Allora il sabato non fu abolito da Cristo? No, infatti gli Avventisti affermano con forza: ‘Noi dissentiamo dal suggerimento che il settimo giorno del Sabato dell’Antico Testamento aveva solo un significato cerimoniale, o che fu in qualche maniera compiuto e abrogato da Cristo….’ (Questions on Doctrine, pag. 157). Per gli Avventisti l’osservanza del sabato è un espressione della fede che Cristo creò il mondo, ed anche un segno di amore, di fedeltà e di devozione verso il Signore. Segno che purtroppo contraddistingue ben pochi Cristiani. Per queste ragioni essi si sentono investiti di una particolare missione restauratrice e si ritengono ambasciatori di un particolare messaggio che ha al suo centro proprio il sabato, infatti si studiano di convincere tutti coloro che incontrano, sia Cattolici che Protestanti, ad osservare il sabato. Sabato che secondo loro è stato calpestato dal papato perché secondo loro la ragione per cui oggi i cristiani ‘osservano’ la domenica anziché il sabato è perché il papato sostituì nei primi secoli dopo Cristo il settimo giorno della settimana con il primo giorno; a sostegno di ciò essi citano sempre un canone del concilio di Laodicea del 364 circa che ingiunge di osservare il primo giorno della settimana anziché il settimo [1], e svariate dichiarazioni di prelati papisti che attribuiscono il cambiamento del giorno del Signore dal sabato alla domenica alla chiesa cattolica romana. Nello stesso tempo però gli Avventisti fanno presente che questo cambiamento era stato predetto da Dio tramite il profeta Daniele quando gli disse a riguardo di un re che sarebbe sorto e che avrebbe proferito parole contro l’Altissimo ed avrebbe ridotto allo stremo i santi di Dio: “Penserà di mutare i tempi e la legge” (Dan. 7:25; cfr. Questions on Doctrine, pag. 169). Questa è una delle ragioni per cui gli Avventisti sono particolarmente avversi ai Cattolici romani. E non solo ai Cattolici romani ma anche ai Protestanti [2] perché in questo sono andati dietro alla chiesa cattolica romana mettendosi anch’essi contro il quarto comandamento del decalogo dicendo che esso è stato abrogato da Cristo [3]. La loro dunque è una guerra che si prefigge di far tornare la cristianità sviata (dal papato) ad osservare il sabato. E per capire con quanta decisione e forza portano avanti il messaggio del sabato nel mondo intero basta leggere le loro riviste, i loro numerosi libri, o sentirli parlare [4]. Per loro l’osservanza della domenica al posto del sabato è una breccia apertasi nella legge di Dio che essi quali ‘riparatori di brecce’ devono riparare. La loro profetessa infatti disse a riguardo: ‘La breccia nella legge provocata dal cambiamento da parte dell’uomo nell’osservanza del sabato, deve essere riparata. Il popolo di Dio degli ultimi tempi, presentandosi al mondo come un riformatore, mostrerà che la legge di Dio è il fondamento di ogni riforma duratura e che il sabato del quarto comandamento può essere presentato come memoriale della creazione e come punto di riferimento costante…’ (Ellen G. White, Profeti e Re, pag. 344-345). A tutto ciò bisogna aggiungere che l’osservanza della domenica invece del sabato, per gli Avventisti, è il marchio della bestia di cui si parla nell’Apocalisse; marchio però che ancora nessuno ha preso – questo essi ci tengono a precisarlo – perché esso sarà preso quando verrà il tempo in cui l’osservanza della domenica verrà imposta con la forza. Allora e solo allora chi rifiuterà di osservare il sabato sarà marchiato con quel marchio e perciò condannato alla distruzione eterna. Citiamo alcune parole della White a riguardo: ‘Nessuno ha ancora ricevuto il marchio della bestia. Il tempo della prova non è ancora arrivato. Ci sono veri Cristiani in ogni chiesa non esclusa la comunione Cattolica Romana. Nessuno di essi è condannato fino a che essi non avranno avuto la luce e non avranno visto l’obbligo del quarto comandamento. Ma quando il decreto uscirà imponendo il falso sabato, e il forte grido del terzo angelo avvertirà gli uomini contro l’adorazione della bestia e della sua immagine, la linea sarà chiaramente demarcata tra il falso e il vero. Allora coloro che continueranno ancora nella trasgressione riceveranno il marchio della bestia’ (Ellen G. White, Evangelism [Evangelismo], pag. 234,235; citato da Questions on Doctrine, pag. 183); ‘L’osservanza della domenica non è ancora il marchio della bestia, e non lo sarà fino a che non uscirà il decreto che causerà gli uomini di adorare questo idolo sabato. Verrà il tempo che questo giorno sarà il test, ma quel tempo non è ancora giunto’ (Ellen G. White Manuscript 118, 1899; citato da Questions on Doctrine, pag. 184). Stando così le cose il loro dovere è quello di avvertire l’umanità delle terribili conseguenze a cui andranno incontro coloro che nel tempo fissato da Dio (molto vicino per loro) rifiuteranno di osservare il sabato. Insomma verrà il tempo in cui l’osservanza del sabato costituirà una questione di vita o di morte.
Per riassumere brevemente la posizione degli Avventisti a riguardo del sabato diciamo quanto segue. Il sabato fu istituito da Dio nel giardino dell’Eden, nel senso che Dio comandò per prima ad Adamo ed Eva di osservarlo per commemorare la sua completa creazione, poi fu confermato al monte Sinai al popolo d’Israele, sempre per commemorare l’opera della sua creazione; ed infine mediante Cristo fu confermato e non abrogato perché Gesù stesso lo osservò e non disse di non osservarlo più. Questo implica naturalmente che oggi il settimo giorno della settimana, ossia il sabato giudaico, per loro deve essere osservato sotto la grazia come doveva essere osservato sotto la legge perché secondo loro esso è tuttora in vigore. Il fatto che il settimo giorno sia stato sostituito dalla domenica è dovuto all’opera malefica del papato che così facendo mutò la legge di Dio, cosa questa per altro preannunciata da Dio. Ma Dio nella sua fedeltà in questi ultimi giorni ha suscitato il Movimento Avventista per restaurare alcune verità, tra cui appunto l’osservanza del sabato. Da qui il loro grande sforzo per ‘convertire’ al sabato gli osservatori della domenica. E siccome il tempo in cui l’osservanza della domenica costituirà il marchio della bestia si avvicina frettolosamente, essi devono avvertire il mondo intero della catastrofe che si abbatterà su tutti coloro che in quel tempo osserveranno la domenica.
Confutazione
Perché Dio ordinò di osservare il sabato, che cosa rappresentava il sabato e quale era la punizione in cui incorreva chi lo violava
Ora, fratelli, fermo restando che il comandamento divino di osservare il sabato, secondo la legge data agli Israeliti per mezzo di Mosè, é santo, giusto e buono e non é per nulla da disprezzare, voi dovete sapere che a noi che siamo in Cristo non é ordinato di osservare il sabato come invece fu ordinato di fare ad Israele nel deserto. Prima però di passare a spiegare le ragioni per cui questo obbligo non è più per noi, vogliamo spiegare, mediante le Scritture, perché Dio ordinò agli Israeliti di osservare il sabato, che cosa esso rappresenta nell’alleanza fatta da Dio con gli Israeliti, e quale era la punizione per chi lo profanava, e come Dio tramite i profeti scongiurò gli Israeliti ribelli a santificarlo.
Tra i dieci comandamenti che Dio scrisse con il suo dito sulle tavole della legge date a Mosè vi era pure questo: “Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fà in essi ogni opera tua; ma il settimo é giorno di riposo, sacro all’Eterno, ch’è l’Iddio tuo; non fare in esso lavoro alcuno, né tu, né il tuo figliuolo, né la tua figliuola, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il forestiero ch’é dentro alle tue porte; poiché in sei giorni l’Eterno fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò ch’é in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò l’Eterno ha benedetto il giorno del riposo e l’ha santificato” (Es. 20:8-11). Quindi, la ragione per cui Dio ordinò agli Israeliti di santificare il sabato non facendo lavoro alcuno in esso fu perché Egli creò i cieli, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi in sei giorni, ed il settimo giorno si riposò secondo che é scritto: “Si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta” (Gen. 2:2); e lo santificò secondo che é scritto: “E Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso si riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta” (Gen. 2:3). Per questo, secondo la legge di Mosè, il sabato é sacro a Dio, e nei profeti Dio lo chiama: “Il mio santo giorno” (Is. 58:13). Il sabato era un segno fra Dio e gli Israeliti secondo che Dio disse: “Esso é un segno perpetuo fra me e i figliuoli d’Israele” (Es. 31:17), (come lo era anche la circoncisione nella carne), e serviva a fare contraddistinguere il popolo d’Israele, con il quale Dio aveva fatto il patto, da tutti gli altri popoli. Dio aveva santificato quel giorno e ordinò agli Israeliti di santificarlo non lavorando in esso; perciò chi avrebbe lavorato di sabato avrebbe profanato quel santo giorno attirandosi l’ira di Dio su di sé. E’ bene ricordare, a tale riguardo, che la punizione per chi profanava il sabato, lavorando in esso, era la morte perché Dio disse: “Osserverete dunque il sabato, perché è per voi un giorno santo; chi lo profanerà dovrà esser messo a morte; chiunque farà in esso qualche lavoro sarà sterminato di fra il suo popolo” (Es. 31:14). Come potete vedere per chi infrangeva questo ordine relativo al sabato non vi erano sacrifici espiatori che egli poteva offrire per essere perdonato. A conferma di quanto qui sopra scritto vi ricordo ciò che avvenne nel deserto ad un uomo che fu trovato a raccogliere legna in giorno di sabato. E’ scritto: “Or mentre i figliuoli d’Israele erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva delle legna in giorno di sabato. Quelli che l’aveano trovato a raccogliere le legna lo menarono a Mosè, ad Aaronne e a tutta la raunanza. E lo misero in prigione, perché non era ancora stato stabilito che cosa gli si dovesse fare. E L’Eterno disse a Mosè: ‘Quell’uomo dev’esser messo a morte; tutta la raunanza lo lapiderà fuori del campo’. Tutta la raunanza lo menò fuori del campo e lo lapidò; e quello morì, secondo l’ordine che l’Eterno avea dato a Mosè” (Num. 15:32-36). Dopo che gli Israeliti presero possesso della terra promessa violarono il comandamento del sabato, e Dio li ammonì svariate volte, tramite i suoi profeti, esortandoli a rispettare quel giorno sacro. Ecco come Dio li esortò tramite Geremia a rispettare il sabato: “Per amore delle anime vostre, guardatevi dal portare alcun carico e dal farlo passare per le porte di Gerusalemme, in giorno di sabato; e non traete fuori delle vostre case alcun carico e non fate lavoro alcuno in giorno di sabato; ma santificate il giorno del sabato, com’io comandai ai vostri padri” (Ger. 17:21-22), ed ecco come Egli tramite il profeta Isaia, promise di benedire il suo popolo se avesse smesso di trasgredire il sabato: “Se tu trattieni il piè per non violare il sabato facendo i tuoi affari nel mio santo giorno; se chiami il sabato una delizia, e venerabile ciò ch’è sacro all’Eterno, e se onori quel giorno anziché seguir le tue vie e fare i tuoi affari e discuter le tue cause, allora troverai la tua delizia nell’Eterno; io ti farò passare in cocchio sulle alture del paese, ti nutrirò della eredità di Giacobbe tuo padre, poiché la bocca dell’Eterno ha parlato” (Is. 58:13-14). Nel caso invece gli Israeliti non avessero smesso di profanare il sabato Dio li avrebbe puniti: ecco come Dio con altrettanta chiarezza avvertì gli Israeliti della punizione che sarebbe piombata su di loro nel caso avessero perseverato nella loro caparbietà di cuore: “Ma, se non mi date ascolto e non santificate il giorno del sabato e non v’astenete dal portar de’ carichi e dall’introdurne per le porte di Gerusalemme in giorno di sabato, io accenderò un fuoco alle porte della città, ed esso divorerà i palazzi di Gerusalemme, e non s’estinguerà” (Ger. 17:27).
Per riassumere brevemente quanto detto sul sabato, diciamo che Dio nel deserto, dopo avere tratto il suo popolo Israele fuori dal paese d’Egitto, ordinò agli Israeliti nelle dieci parole di ricordarsi di santificare il sabato; gli disse di ricordarsi del sabato perché essi dovevano già santificarlo dato che quando Dio cominciò a mandare la manna (il che avvenne prima della promulgazione della legge sul Sinai) disse loro: “Domani è un giorno solenne di riposo: un sabato sacro all’Eterno…” (Es. 16:23) [5]. Esso era un segno tra Dio e il suo popolo, e chi lo profanava facendo un qualche lavoro in esso doveva essere messo a morte. Gli Israeliti al tempo dei profeti furono prima ammoniti da Dio perché non santificavano il sabato, e poi fatti sterminare da Dio e portare in cattività perché rifiutarono di santificare il sabato. (Naturalmente Dio ammonì il suo popolo e lo punì anche a motivo di altri suoi peccati).
Perché noi non dobbiamo osservare più il sabato
Dopo avere citato tutte queste Scritture concernenti il sabato é inevitabile che qualcuno domandi: ‘Ma allora perché noi credenti non dobbiamo osservare il sabato come dice la legge di Mosè?’ Perché il giorno del sabato era una figura e l’ombra del riposo di Dio che sarebbe stato fatto conoscere nella pienezza dei tempi per mezzo del Figlio di Dio. Paolo lo ha detto in questi termini ai Colossesi: “Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, o a novilunî o a sabati, che sono l’ombra di cose che doveano avvenire” (Col. 2:16-17). A proposito di queste parole di Paolo notate che esse seguono queste altre parole: “Avendo cancellato l’atto accusatore scritto in precetti, il quale ci era contrario; e quell’atto ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce…” (Col. 2:14). Quel “dunque” perciò significa che dato che Cristo sulla croce ha abrogato la legge fatta di comandamenti che ci era contraria e che possedeva le ombre (novilunî, feste, sabati, pratiche relative ai cibi) e non la realtà dei beni, noi adesso non ci dobbiamo mettere di nuovo a osservare i novilunî, i sabati, le pratiche relative a vivande perché noi siamo morti con Cristo agli elementi del mondo per vivere in novità di vita e non in vecchiezza di lettera. Nel caso contrario, cioè se noi ci mettessimo a osservare quelle ombre, gli altri ci giudicherebbero a giusta ragione persone che vogliono ricostruire ciò che Cristo ha distrutto mediante la sua morte, e che vogliono raggiungere la perfezione tramite quei precetti la cui osservanza non può giustificare coloro che li osservano. E questo lo dobbiamo evitare. Ho detto prima che il sabato era figura del riposo di Dio per il suo popolo. Vediamo di dire qualcosa di più su questo punto. La legge di Mosè ha “un’ombra dei futuri beni, non la realtà stessa delle cose” (Ebr. 10:1), perciò il sabato non era il vero riposo di Dio per il suo popolo ma solo una figura di esso. La Scrittura conferma ciò quando dice: “Resta dunque un riposo di sabato per il popolo di Dio; poiché chi entra nel riposo di Lui si riposa anch’egli dalle opere proprie, come Dio si riposò dalle sue” (Ebr. 4:9-10) [6]. Quindi chi sulla terra si astiene da qualsiasi lavoro nel settimo giorno si riposa per un breve lasso di tempo, perché dopo deve ricominciare a lavorare ed ha bisogno di riposarsi di nuovo il sabato successivo; mentre chi entra nel riposo di sabato di Dio (quello vero) si riposa dalle fatiche del suo amore per l’eternità. “Noi che abbiam creduto entriamo in quel riposo… Studiamoci dunque d’entrare in quel riposo, onde nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza” (Ebr. 4:3,11), dice la Scrittura, facendo chiaramente intendere che, innanzi tutto entrano nel riposo di Dio coloro che credono e poi che ancora noi che siamo sulla terra non siamo entrati in questo riposo e ci dobbiamo studiare di entrarci e di non seguire lo stesso esempio di disubbidienza degli Israeliti nel deserto, i quali “non v’entrarono a motivo della loro disubbidienza” (Ebr. 4:6) (secondo che è scritto che Dio giurò nella sua ira: “Non entreranno nel mio riposo” [Ebr. 4:3]). Diletti, rimane “una promessa d’entrare nel suo riposo” (Ebr. 4:1), nel riposo di sabato, per tutti noi che abbiamo creduto, quindi continuiamo a credere nella Parola di Dio che é stata piantata in noi fino alla fine per entrare in quel beato riposo di Dio. Ma quando si entra nel riposo di Dio? Si entra nel riposo di Dio quando si muore nel Signore; questo lo attesta Giovanni nel libro della Rivelazione in questi termini: “E udii una voce dal cielo che diceva: Scrivi: Beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essendo che si riposano dalle loro fatiche, poiché le loro opere li seguono” (Ap. 14:13). In verità possiamo dire che i credenti quando muoiono si riposano! Si riposano però coscientemente; cioè sperimentano realmente il riposo dalle loro fatiche. Dico questo perché non bisogna pensare che quando un credente muore entra in uno stato di incoscienza, in uno stato di non esistenza, perché egli continua a vivere con l’anima in cielo [7].
Confutazione dell’interpretazione avventista di Col. 2:16-17
Agli Avventisti le parole di Colossesi 2:16-17 danno particolarmente fastidio (questo è comprensibile dato che gli turano la bocca), e difatti sono quelle contro cui si scagliano di più per dimostrare che Paolo non ha voluto dire che Cristo ha abrogato il sabato. Ascoltate quello che dicono commentando queste parole di Paolo: ‘E’ difficile che Paolo si riferisca al settimo giorno del Decalogo, perché questo sabato non è ombra di niente, è una realtà in sé’ (Il Messaggero Avventista, Luglio-Agosto 1991, pag. 109). Ma allora a cosa si riferiva Paolo quando parlava di sabati? ‘Si riferisce ai sabati cerimoniali, non al sabato settimo giorno’ (ibid., pag. 109). Dove per sabati cerimoniali gli Avventisti intendono quei giorni di sabato che cadevano nelle feste giudaiche. E per rafforzare questa loro interpretazione fanno questa affermazione: ‘Gli Avventisti riconoscono che delle circa 60 apparizioni del termine ‘sabato’ nel Nuovo Testamento, 59 si riferiscono al sabato settimanale, ma essi sostengono che in Colossesi 2 il termine si riferisce ai ‘sabati cerimoniali’ (ibid., pag. 109)! Ma un simile discorso è vano per queste ragioni.
Primo perché Paolo quando ha parlato di feste ha implicitamente già incluso in quelle feste tutti quei sabati che facevano parte di qualche festa (per esempio il sabato che cadeva durante la festa degli Azzimi, o quello che cadeva durante la festa delle Capanne); e quand’anche non li avesse inclusi nelle feste da lui citate certamente nella parola sabati c’erano inclusi non solo i sabati delle feste ma anche tutti gli altri. Certo che ragionando come fanno gli Avventisti si potrebbe pure far dire a Paolo che quando rimproverò i Galati di essersi messi ad osservare giorni, tra quei giorni non c’era il sabato! E chissà, magari anche che lui impose la decima (quantunque fosse della tribù di Beniamino e non fosse sacerdote nel tempio) perché disse che coloro che annunciano l’Evangelo devono vivere dell’Evangelo (come se il precetto della decima fosse parte integrante del Vangelo che lui annunciava)! Ma ammesso e non concesso che Paolo ai Colossesi si riferisca ai sabati ‘cerimoniali’ e non al settimo giorno del Decalogo, gli Avventisti cadono in contraddizione. Perché? Perché quei sabati che cadono durante la festa della Pasqua e della festa delle Capanne, per esempio, loro non li dovrebbero osservare per non essere giudicati. Se infatti sono stati abrogati perché facenti parte di quelle feste, loro per coerenza non li dovrebbero osservare quegli specifici sabati. Se quindi sono stati abrogati perché loro li osservano e dicono di osservarli? E poi sempre sabati erano quelli che cadevano durante le feste giudaiche; in essi occorreva riposarsi come in qualsiasi altro sabato, in base al quarto comandamento del Decalogo. Per cui se gli Avventisti affermano che Paolo ai Colossesi parla dell’abrogazione di quei cosiddetti sabati cerimoniali, essi implicitamente ammettono che una parte dei sabati furono aboliti da Cristo. Il che contrasta con quanto essi dicono circa il sabato, e cioè che il quarto comandamento non è stato abrogato da Cristo. Se infatti il quarto comandamento non fu abrogato da Cristo, per forza di cose non furono aboliti neppure quei sabati ‘cerimoniali’, perché in essi occorreva riposarsi sempre in base al quarto comandamento del Decalogo. Difatti il quarto comandamento si estendeva a tutti i sabati. Voglio farvi comprendere con un esempio quanto ho appena detto. Ora, noi sappiamo che Gesù fu crocifisso di venerdì, poco prima che iniziasse il sabato. Luca dice che “era il giorno della Preparazione, e stava per cominciare il sabato” (Luca 23:54). Che cosa era quel sabato? Era un sabato ‘cerimoniale’ dal punto di vista degli Avventisti perché cadeva durante una delle feste giudaiche, e precisamente la Pasqua (nel Levitico questo sabato è menzionato al capitolo 23, versetto 7). Dunque, quel preciso sabato fu abolito da Cristo. Quando dunque arriva la Pasqua giudaica, gli Avventisti non dovrebbero osservare quel sabato che cade durante la festa degli Azzimi. Ma, guarda caso, come se niente fosse, essi osservano pure quello facendo notare che Gesù si riposò anche in quel sabato (nella tomba però). Ma se lui lo ha abolito sulla croce perché lo continuate ad osservare o Avventisti? Questa appena esposta è una contraddizione evidente, che mostra ancora una volta che se non si taglia rettamente la Scrittura si rimane confusi. Giudicate da voi stessi quello che vi dico, fratelli.
Secondo perché ci sono diversi passaggi nell’Antico Patto in cui compare la parola sabati ma essa si riferisce al sabato come settimo giorno in generale e difatti anche in questi passi il termine è citato separatamente dal termine feste. Per esempio Dio dice in Osea: “E farò cessare tutte le sue gioie, le sue feste, i suoi noviluni, i suoi sabati, e tutte le sue solennità” (Osea 2:11), e nelle Cronache è scritto: “Ecco, io sto per edificare una casa per il nome dell’Eterno, dell’Iddio mio, per consacrargliela, per bruciare dinanzi a lui il profumo fragrante, per esporvi permanentemente i pani della presentazione, e per offrirvi gli olocausti del mattino e della sera, dei sabati, dei novilunî, e delle feste dell’Eterno, dell’Iddio nostro. Questa è una legge perpetua per Israele” (2 Cron. 2:4); ed ancora: “Allora Salomone offrì degli olocausti all’Eterno sull’altare dell’Eterno, ch’egli avea costruito davanti al portico; offriva quello che bisognava offrire, secondo l’ordine di Mosè, ogni giorno, nei sabati, nei noviluni, e nelle feste solenni, tre volte all’anno: alla festa degli azzimi, alla festa delle settimane e alla festa delle capanne” (2 Cron. 8:12-13). In particolare in Levitico capitolo 23 viene detto da Dio ad Israele, dopo avergli detto quali feste doveva festeggiare (tra le cui feste c’erano dei sabati: cfr. Lev. 23:8,32): “Queste sono le solennità dell’Eterno che voi bandirete come sante convocazioni, perché si offrano all’Eterno sacrifizi mediante il fuoco, olocausti e oblazioni, vittime e libazioni, ogni cosa al giorno stabilito, oltre i sabati dell’Eterno, oltre i vostri doni, oltre tutti i vostri voti e tutte le offerte volontarie che presenterete all’Eterno” (Lev. 23:37-38). Come si può ben vedere i sabati vengono citati separatamente dalle feste solenni anche nell’Antico Patto. La conclusione a cui si giunge quindi è semplice; quando Paolo parlò ai Colossesi di sabati intese dire il sabato che gli Avventisti impongono con forza.
Il sabato come segno e memoriale
Per quanto riguarda il fatto che il sabato era un segno fra Dio e gli Israeliti, prima ho detto che anche la circoncisione nella carne era un segno fra Dio e gli Israeliti, difatti quando Dio diede ad Abramo la circoncisione gli disse: “E questo sarà un segno del patto fra me e voi” (Gen. 17:11). Ora, noi sappiamo che sotto la grazia, pure il Nuovo Patto che Dio ha concluso con noi ha un segno, ma esso non é né il sabato e neppure la circoncisione nella carne, ma é la circoncisione di Cristo. I figliuoli di Dio con i quali Dio ha fatto il Nuovo Patto si riconoscono non dal fatto che osservano il sabato o dal fatto che sono circoncisi nella carne, ma dal fatto che sono circoncisi, in ispirito nel cuore, della circoncisione di Cristo che li spinge ad amarsi di cuore. Gesù disse ai suoi discepoli, che pure erano Giudei: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giov. 13:35), e non ‘se osservate diligentemente il sabato come Dio ordinò ai vostri padri’, o ‘dalla circoncisione nella carne che vi fu prescritta dai padri’. Questo ci dovrebbe fare comprendere che il vero segno che contraddistingue i figliuoli di Dio dagli altri non è né il sabato e né la circoncisione nella carne ma è l’amore di Cristo sparso nei loro cuori che li spinge ad amarsi gli uni gli altri intensamente.
Quindi, per ricapitolare, come noi sotto la grazia non siamo chiamati a farci circoncidere nella carne perché la circoncisione era un segno fra Dio e i discendenti di Abramo secondo la carne, così nella stessa maniera non siamo obbligati ad osservare il sabato che era un segno fra Dio ed il popolo d’Israele secondo la carne. Questi segni sono stati aboliti ed il loro posto lo ha preso la circoncisione di Cristo. Noi siamo obbligati ad amarci gli uni gli altri perché l’amore “è l’adempimento della legge” (Rom. 13:10). E “chiunque ama è nato da Dio e conosce Iddio” (1 Giov. 4:7).
Per quanto riguarda poi il fatto che il sabato è considerato il memoriale perpetuo della creazione istituito da Dio vogliamo dire che certamente sotto la legge il sabato serviva pure a ricordare che Dio ha creato tutte le cose in sei giorni e che il settimo giorno si riposò; ma riteniamo che ora sotto la grazia con la venuta di Cristo, il Figlio di Dio, c’è qualcosa di più importante della creazione da ricordare e cioè la morte di Cristo per ricordare la quale Cristo ha istituito la santa cena; come anche la sua risurrezione infatti Paolo dice a Timoteo: “Ricordati di Gesù Cristo, risorto d’infra i morti…” (2 Tim. 2:8). Con questo vogliamo dire che mentre sotto la legge i Giudei si dovevano ricordare di un giorno per santificarlo, noi adesso ci dobbiamo ricordare di una persona, cioè di Cristo Gesù, che è molto più del sabato.
Alcune considerazioni sull’osservanza del sabato
Ora, gli Avventisti sono chiamati anche Sabatisti a motivo del loro attaccamento al quarto comandamento del Decalogo che prescrive la santificazione del giorno del riposo, ossia del settimo giorno della settimana che è il sabato. Quando si parla con loro nascono subito grandi discussioni attorno al sabato perché esso è al centro del loro messaggio e vogliono per forza di cose che anche noi lo osserviamo. Ma come abbiamo visto prima, il giorno del riposo che Dio ordinò agli Israeliti di osservare era un ombra del vero riposo di Dio difatti Paolo dice ai Colossesi: “Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, o a novilunî o a sabati, che sono l’ombra di cose che doveano avvenire; ma il corpo è di Cristo” (Col. 2:16-17). Come potete vedere tra le cose che sono ombra di cose che dovevano avvenire ci sono anche pratiche relative a vivande e l’osservanza delle feste giudaiche e dei novilunî, e non solo i sabati. Questa è la ragione per cui gli Avventisti del settimo giorno vengono inevitabilmente – e a giusta ragione dobbiamo dire – giudicati dalla maggior parte dei credenti; perché non solo essi si sono messi ad osservare il sabato e a fare osservare il sabato (che era solo un ombra di ciò che doveva avvenire come le feste giudaiche), pensando in questo modo di raggiungere la perfezione del loro carattere, ma anche perché essi non osservano le feste giudaiche e i novilunî come prescrive la legge di Mosè. Infatti secondo la legge, oltre al sabato Dio aveva espressamente comandato di celebrare la festa degli azzimi (la Pasqua) [8], quella della mietitura (la Pentecoste) e quella della raccolta (delle Capanne) secondo che è scritto nell’Esodo: “Tre volte all’anno mi celebrerai una festa. Osserverai la festa degli azzimi. Per sette giorni mangerai pane senza lievito, come te l’ho ordinato, al tempo stabilito del mese di Abib, perché in quel mese tu uscisti dal paese d’Egitto; e nessuno comparirà dinanzi a me a mani vuote. Osserverai la festa della mietitura, delle primizie del tuo lavoro, di quello che avrai seminato nei campi; e la festa della raccolta, alla fine dell’anno, quando avrai raccolto dai campi i frutti del tuo lavoro” (Es. 23:14-16). Allora come mai essi non osservano queste feste nella precisa maniera in cui prescrive la legge di Mosè? Essi dicono: perché queste feste ‘erano feste tipiche che prefiguravano l’economia cristiana e perciò avevano valore transitorio, temporaneo, illustrativo e riguardavano il solo popolo d’Israele’ (Dizionario di dottrine bibliche, pag. 346), e furono abolite da Cristo nella sua carne. Ben detto, noi diciamo; ma allora perché imponete l’osservanza del sabato quando anch’esso, assieme alle feste, è ombra di cose avvenire? Voi dite: perché Gesù non venne per abolire la legge o i profeti ma per compierli, difatti Gesù osservò il sabato e non lo abolì. Ma noi diciamo: ‘Ma, se è per questo, Gesù non ha detto neppure di non osservare la Pasqua o la Pentecoste o la festa delle Capanne; tanto è vero per esempio che lui osservò sia la Pasqua che anche la festa delle Capanne. Non è forse vero che lui a Pasqua saliva a Gerusalemme secondo il precetto giudaico? Non è forse vero che anche per la festa delle Capanne egli salì a Gerusalemme? Che faremo allora? Ci metteremo ad osservare le feste giudaiche solo perché Gesù le osservò? Così non sia, perché noi non siamo di quelli che vogliono raggiungere la perfezione con la carne. C’è qualcosa comunque che va fatta osservare a proposito del fatto che Gesù osservò il sabato e non disse che era venuto per abolirlo, ed è questa. Un giorno un tale “gli s’accostò e gli disse: Maestro, che farò io di buono per aver la vita eterna? E Gesù gli rispose: Perché m’interroghi tu intorno a ciò ch’è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrar nella vita osserva i comandamenti. Quali? gli chiese colui. E Gesù rispose: Questi: Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dir falsa testimonianza; onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso” (Matt. 19:16-19). Notate che alla domanda del giovane ricco su cosa egli doveva fare per ereditare la vita eterna Gesù prima gli rispose che se voleva entrare nella vita doveva osservare i comandamenti, e poi che alla specifica domanda del giovane quali erano questi comandamenti a cui Gesù si riferiva, il Signore gliene citò sei di cui cinque fanno parte del Decalogo. Ma tra questi cinque non c’è il comandamento del sabato! E’ significativo questo perché chi rispose così era il Figlio disceso dal cielo, la Parola fatta carne, e tra i comandamenti che citò non c’è quello relativo al sabato. Da come parlano gli Avventisti invece pare che per entrare nella vita occorre osservare soprattutto il sabato!!
Al tempo di Paolo c’erano coloro che avevano sovvertito l’Evangelo costringendo i credenti della Galazia ad osservare tra le altre cose giorni (tra cui appunto il sabato) e mesi ed anni e stagioni, difatti Paolo scrisse loro: “Voi osservate giorni e mesi e stagioni ed anni. Io temo, quanto a voi, d’essermi invano affaticato per voi” (Gal. 4:10-11). Ecco come Paolo reagì nel sentir dire che i credenti di Galazia si erano messi di nuovo ad osservare i sabati e le feste giudaiche della legge di Mosè pensando di raggiungere la perfezione in questa maniera! Ma perché dunque Paolo si preoccupò invece di rallegrarsi? Perché lui sapeva che l’osservanza del sabato e delle feste giudaiche non contribuiva affatto a perfezionare il credente, ma lo rendeva schiavo delle ombre della legge.
Come sotto la grazia non si devono osservare le feste giudaiche come invece gli Israeliti erano obbligati ad osservare sotto la legge, nella stessa maniera noi non siamo obbligati ad osservare il sabato come facevano gli Israeliti sotto la legge. Se escludiamo le feste dobbiamo escludere anche il sabato: e se ammettiamo che bisogna osservare il sabato allora si deve ammettere che si devono osservare anche le feste giudaiche, anzi diremo che si deve osservare tutta quanta la legge. Perché tutta? Perché Paolo ai Galati dice a colui che si fa circoncidere che “egli è obbligato ad osservare tutta quanta la legge” (Gal. 5:3), e noi siamo persuasi che se questo obbligo è valido per un credente che vuole osservare la circoncisione è altresì valido per gli Avventisti che vogliono osservare il sabato come dice la legge.
Ma a proposito di questa osservanza del sabato, gli Avventisti sono chiamati ad osservare il sabato proprio come prescrive la legge? Stando a quanto disse la White la risposta è no. Infatti ella disse a proposito di quell’uomo che in giorno di sabato uscì a raccogliere della legna nel deserto e circa la proibizione di accendere il fuoco in giorno di sabato quanto segue: ‘Un ebreo, adirato per essere stato escluso dalla terra di Canaan, decise di sfidare la legge di Dio andando a raccogliere la legna di sabato. Durante il soggiorno nel deserto era rigidamente proibito accendere del fuoco nel settimo giorno, d’altra parte non era necessario scaldarsi. Tale ordine fu revocato nella terra di Canaan dove il clima rigido rendeva necessari i fuochi. L’azione di quell’uomo costituiva una violazione deliberata del quarto comandamento; alla base di tale peccato non v’era quindi né trascuratezza né ignoranza, ma presunzione’ (Ellen G. White, Conquistatori di pace, pag. 324). No, non è affatto come dice la White perché Dio nella legge disse chiaramente: “Sei giorni si dovrà lavorare, ma il settimo giorno sarà per voi un giorno santo, un sabato di solenne riposo, consacrato all’Eterno. Chiunque farà qualche lavoro in esso sarà messo a morte. Non accenderete fuoco in alcuna delle vostre abitazioni il giorno del sabato” (Es. 35:2-3). Dunque, il fuoco non poteva essere acceso né nelle tende nel deserto, e neppure nelle case quando gli Israeliti sarebbero entrati nella terra di Canaan. Né per mangiare e neppure per scaldarsi. Faccio notare che Dio non disse che gli Israeliti non potevano riscaldarsi con il fuoco, ma solo che il fuoco non doveva essere acceso in giorno di sabato. Per cui essi avrebbero potuto accenderlo prima che iniziasse il sabato [9]. Stando così le cose sull’osservanza del sabato possiamo dire che gli Avventisti sono un po’ come quelli che imponevano la circoncisione ai credenti della Galazia perché vogliono costringerci ad osservare il sabato quando loro stessi non l’osservano come prescrive la legge. E’ inutile trincerarsi dietro i vani ragionamenti della White; la legge lo dice chiaramente come deve essere osservato il quarto comandamento, quindi o lo osservano in tutto e per tutto come dice la legge o niente. Ma loro si sono fatti un sabato tutto loro; perché lo stabiliscono loro quello che è lecito e quello che non è lecito fare in giorno di sabato. La seguente storia realmente avvenuta può spiegare meglio delle parole quanto appena detto. Un sabato un credente era uscito a mangiare in un ristorante con un Avventista; dopo avere ambedue mangiato, quando giunse il tempo di pagare i conti, l’Avventista disse: ‘Dato che oggi è sabato non posso pagare!’ Viene dunque da domandarsi perché quell’Avventista accettò di andare a mangiare al ristorante proprio in giorno di sabato con un non avventista! E chissà quante storie di questo genere ci saranno nel mondo intero. Ma non ci si deve meravigliare di ciò perché è risaputo che quando si comincia a comandare di osservare dei giorni, sorgono inevitabilmente dei precetti che vietano di fare in quel giorno anche le cose minime e necessarie. Un esempio che conferma quanto appena detto è quello degli ortodossi ebrei (cioè la frangia di ebrei che è più attaccata alla tradizione dei padri). Nel periodico italiano Lubavitch News [10] in un articolo dedicato allo Shabbath viene citato un elenco di attività vietate di sabato dalla Mishnàh (Ripetizione) che è la codificazione della Toràh orale (così è chiamata la tradizione in ambito ebraico): ‘1) Arare. 2) Seminare. 3) Mietere. 4) Formare covoni. 5) Trebbiare. 6) Ventilare (le biade). 7) Selezionare. 8 ) Setacciare 9) Macinare. 10) Impastare. 11) Cuocere. 12) Tosare. 13) Sbiancare. 14) Pettinare filati greggi. 15) Tingere. 16) Filare. 17, 18, 19) Operazioni di tessitura. 20) Separare in fili. 21) Fare un nodo. 22) Disfare un nodo. 23) Cucire. 24) Strappare. 25) Tendere trappole o cacciare. 27) Scuoiare. 28) Conciare pelli. 29) Levigare pelli. 30) Rigare. 31) Tagliare secondo forma determinata. 32) Scrivere. 33) Cancellare. 34) Costruire. 35) Demolire. 36) Accendere fuoco. 37) Spegnere. 38) Dare l’ultimo colpo di martello ad un oggetto di nuova costruzione. 39) Portare oggetti da una proprietà privata ad una pubblica (o viceversa)’ (Lubavitch News, Marzo – Aprile – Maggio 1986, n° 22, pag. 15-16). Si notino in particolare il divieto di fare un nodo, di disfare un nodo, di scrivere e di cancellare, come anche quello di spegnere la luce o il fuoco; per capire fino a che punto viene imposto dalla tradizione ebraica di osservare il sabato. Ma oltre a questi precetti ce ne sono altri che vietano di compiere molti atti che non sono compresi nella categoria ‘lavoro’; per esempio viene vietato di usare il telefono, di viaggiare in automobile (in un quartiere ebraico a Gerusalemme le macchine che di sabato ardiscono passarvi vengono prese a sassate dagli ortodossi), e di portare alcunché nelle proprie mani o tasche in ‘luogo pubblico’. E si badi che tutte queste cose vengono vietate dagli ortodossi per santificare il sabato. Come potete dunque vedere gli ortodossi si sono spinti a prescrivere di osservare il sabato oltre i limiti posti dalla legge (dunque a distanza di più di millenovecento anni ci sono tra il popolo ebraico dei religiosi che assomigliano in questo ai Farisei del tempo di Gesù).
Gli Avventisti imponendo l’osservanza del sabato non fanno altro che costringere le persone a giudaizzare; e secondo la Scrittura questa persuasione non viene da colui che ci ha chiamati a libertà, perché mette sui credenti un giogo pesante, difficile a portare. E costringendo le persone a giudaizzare osservando il sabato fanno ricadere le persone che hanno veramente creduto in Cristo sotto il giogo pesante della legge.
E come vedremo più avanti gli Avventisti non si limitano a imporre il sabato giudaico ma impongono pure l’astensione dai cibi impuri della legge. Tutti precetti questi anch’essi aboliti da Cristo sulla croce. Non è questa una chiara prova che “un pò di lievito fa lievitare tutta la pasta” (1 Cor. 5:6)? Non è questa una dimostrazione del come se si fa spazio ad un solo precetto della legge di Mosè questo ne porterà con sé anche degli altri? Sì, questa è la lezione che noi impariamo dagli Avventisti del Settimo giorno.
Confutazione di alcune interpretazioni date dagli Avventisti ad alcune Scritture per sostenere l’obbligatorietà del sabato
Vediamo adesso di dimostrare come gli Avventisti per sostenere l’obbligatorietà del sabato sotto la grazia si basano su fallaci interpretazioni date ad alcuni versetti della Scrittura.
Il primo verso che essi citano è questo scritto in Marco: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato; perciò il Figliuol dell’uomo è Signore anche del sabato” (Mar. 2:27-28). Commentando queste parole essi dicono: ‘In altre parole, Egli è il suo autore e il suo fattore. Egli è il suo protettore (…) quando Cristo venne, alla sua incarnazione, Egli similmente osservò il settimo giorno come il Sabato’ (Questions on Doctrine, pag. 149, 151). Cominciamo col dire che le parole di Gesù non significano che egli ha confermato che i credenti devono osservare il sabato perché lui è il capo del sabato, ma solo che dato che lui è il Signore sopra tutte le cose, era anche Signore sopra il giorno del sabato ed aveva il potere di compiere guarigioni in quel giorno, era libero di farlo e nessuno glielo poteva impedire o poteva dire che egli infrangeva il sabato. Per quanto riguarda il fatto che Gesù osservò il sabato, questo è vero, ma è vero anche che Gesù come Giudeo osservò tutta la legge e non solo una parte; e quindi lui ha osservato le feste giudaiche, i precetti concernenti i cibi impuri e così via. Perciò se noi dobbiamo osservare il sabato come i Giudei per questa ragione, allora dovremmo pure osservare gli altri precetti della legge che ha osservato Gesù. Ma questo non è possibile perché altrimenti ricadremmo sotto il giogo della legge. Prendiamo per esempio la carne di maiale; possiamo dire con certezza che Gesù non la mangiò perché in questo caso avrebbe infranto la legge e si sarebbe reso colpevole. Ma egli, benché non mangiò la carne di maiale, in osservanza della legge dei Giudei, non confermò affatto questo precetto, ma lo abolì dicendo che non è quello che entra nella bocca dell’uomo che lo contamina ma quello che esce dalla bocca. Questa è la ragione per cui noi mangiamo la carne di maiale, benché Gesù non la mangiò. Per il sabato è la stessa cosa; benché Gesù lo osservò in ubbidienza alla legge di Mosè; egli non ha per nulla obbligato nessuno a osservarlo. Ma ha lasciato liberi i suoi discepoli a riguardo; cioè egli non ha ordinato loro di radunarsi in quel giorno per rendergli il culto. Tanto è vero che quando i discepoli tornarono a Gerusalemme dal monte degli Ulivi, dopo che lui era stato assunto in cielo, erano del continuo nel tempio (cfr. Luca 24:53), e dopo la Pentecoste la Scrittura dice che tutti quelli che credevano “tutti i giorni, essendo di pari consentimento assidui al tempio, e rompendo il pane nelle case, prendevano il loro cibo assieme…” (Atti 2:46). Quindi non si radunavano in un particolare giorno della settimana solamente, ma tutti i giorni. E quindi anche noi credenti siamo liberi di radunarci quando vogliamo; il fatto quindi che alcuni preferiscono radunarsi in un giorno piuttosto che in un altro non deve per nulla creare dei pregiudizi nei credenti o delle contese. Gli uni vogliono radunarsi in un particolare giorno per adorare Iddio assieme? Lo facciano, sono liberi di farlo. Gli altri invece preferiscono un altro giorno? Lo facciano, nessuno li contraddice. Solamente non ci giudichiamo a vicenda o non sprezziamoci perché ci raduniamo in giorni diversi per adorare lo stesso Dio. In questi casi noi credenti siamo chiamati a rispettare la convinzione altrui, anche se non siamo d’accordo, perché si tratta di opinioni diverse sui giorni. La Scrittura ci avverte a tale riguardo (su questo avvertimento torneremo più avanti).
Il secondo passo che prendono gli Avventisti è questo scritto nell’Apocalisse: “E un altro, un terzo angelo, tenne dietro a quelli, dicendo con gran voce: Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, beverà anch’egli del vino dell’ira di Dio mesciuto puro nel calice della sua ira: e sarà tormentato con fuoco e zolfo nel cospetto dei santi angeli e nel cospetto dell’Agnello. E il fumo del loro tormento sale ne’ secoli dei secoli; e non hanno requie né giorno né notte quelli che adorano la bestia e la sua immagine e chiunque prende il marchio del suo nome. Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù” (Ap. 14:9-12). A riguardo di queste parole essi dicono: ‘Noi crediamo che la restaurazione del Sabato è indicata nella profezia della Bibbia di Rivelazione 14:9-12. Credendo sinceramente questo, noi consideriamo l’osservanza del Sabato come una prova della nostra fedeltà a Cristo come Creatore e Redentore’ (Questions on Doctrine, pag. 153). Noi riteniamo invece che il ripristino del sabato non si intravede minimamente in queste parole del terzo angelo. Che dire? Rimaniamo veramente meravigliati nel costatare che gli Avventisti in quelle parole ci vedono la restaurazione del sabato giudaico! Ora, per gli Avventisti il ripristino del sabato è parte dell’ultimo grande risveglio delle verità apostoliche dimenticate e trascurate, e fa parte dell’ultimo messaggio di Dio all’umanità prima del ritorno di Cristo, messaggio naturalmente di cui gli Avventisti si sentono essere gli esclusivi proclamatori. Ma secondo quello che insegna la Scrittura quello che loro chiamano ripristino o restaurazione del sabato, non è altro che una ricostruzione di ciò che Cristo ha distrutto. E non è per nulla parte del grande risveglio di dottrine apostoliche, semplicemente perché gli apostoli non imposero mai l’osservanza del sabato come fanno loro. Sono altre le dottrine apostoliche trascurate e dimenticate che devono essere ripristinate in seno alla Chiesa; ne cito solo alcune; quella del velo, quella dell’adornamento verecondo e modesto delle donne, di come devono essere gli anziani e i diaconi, che i coniugi sono legati l’uno all’altro per tutta la vita e che non si possono risposare per nessuna ragione finché l’altro è ancora in vita, la dottrina sui doni dello Spirito Santo. Queste sono alcune delle cose che devono essere reinsegnate in mezzo al popolo di Dio, ma non il sabato.
L’uno stima un giorno più di un altro….
Nell’epistola di Paolo ai Romani troviamo scritto: “L’uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente. Chi ha riguardo al giorno, lo fa per il Signore….” (Rom. 14:5-6). Ma perché Paolo scrisse queste parole? Come dobbiamo intenderle? L’apostolo Paolo scrisse queste parole a dei fratelli Gentili di nascita, quindi non Giudei di nascita, i quali avevano conoscenza della legge infatti dice loro in un posto: “O ignorate voi, fratelli (poiché io parlo a persone che hanno conoscenza della legge), che la legge signoreggia l’uomo per tutto il tempo ch’egli vive?” (Rom. 7:1). E in mezzo a quei fratelli c’erano coloro che si erano convinti che in un particolare giorno si dovevano astenere da certe azioni in riguardo a quel giorno particolare, o che in un particolare giorno dovevano fare delle cose che negli altri giorni non facevano, sempre in riguardo a quel giorno. Ma c’erano anche coloro che consideravano tutti i giorni uguali e che in quel giorno particolare in cui altri si astenevano da certe azioni o ne facevano delle particolari, non sentivano questa stessa necessità. Perciò Paolo esortò i fratelli che avevano queste diverse convinzioni a non disprezzarsi e a non giudicarsi; perché coloro che avevano riguardo ad un giorno particolare facevano questo per il Signore e non per loro stessi, perché convinti nella loro mente in quella maniera. Ma quali sono le implicazioni oggi? Oggi possono esserci dei fratelli che hanno riguardo al sabato, e sono convinti nella loro mente che in quel giorno si devono astenere da ogni lavoro; questa è una loro convinzione e noi la dobbiamo rispettare perché essi quello che fanno non lo fanno per loro stessi ma per il Signore. Altri ancora possono invece avere riguardo alla domenica ed essere convinti che in quel giorno si devono astenere da ogni lavoro a riguardo di quel giorno, e fanno così per il Signore. Anche in questo caso noi dobbiamo rispettare la convinzione di questi fratelli perché essi quello che fanno lo fanno per il Signore. Ma ci sono anche fratelli per i quali tutti i giorni sono uguali e non ritengono di non doversi per forza di cose astenere da ogni lavoro né di sabato e né di domenica, e di questo sono convinti. Anche questi fratelli non sono né da giudicare e neppure da sprezzare. Ma potrebbero esserci anche fratelli che hanno riguardo alla Pasqua, perché durante quella festa il Signore fu crocifisso per i nostri peccati. Che fanno in quel giorno? Si astengono da ogni lavoro e tengono una riunione per rendere grazie a Dio e per celebrare la cena del Signore per ricordare la morte del Signore. Anche in questo caso siccome che questa è la loro convinzione essi non devono essere giudicati. Badate che in tutti questi casi non si parla di fratelli che vogliono imporre la loro convinzione ad altri fratelli, ma solo di fratelli che hanno in loro stessi questa convinzione e basta. Qualcuno, dopo avere udito ciò, dirà: ‘Ma allora se il giorno di sabato non è obbligatorio sotto la grazia osservarlo come lo osservavano gli Israeliti, vi è forse un altro giorno al suo posto da osservare? Diciamo che secondo quello che insegnano le Scritture del Nuovo Patto non c’è un giorno in particolare che noi Cristiani dobbiamo osservare per esplicito comando di Dio. Neppure la domenica allora? Neppure la domenica, ossia il primo giorno della settimana. Badate che quando noi parliamo di osservanza del giorno di domenica come ordine di Dio ci riferiamo all’ordine divino di non fare alcun lavoro in esso, all’ordine di avere in esso una santa convocazione, insomma all’ordine di santificare quel giorno perché santificato da Dio come lo era stato il settimo giorno anticamente. Qualcuno a questo punto dirà: ‘Ma la Scrittura dice che i primi cristiani si riunivano il primo giorno della settimana perché in esso è risorto il Signore!’
A tale riguardo ricordiamo che per quanto riguarda il seguente passo: “Or la sera di quello stesso giorno, ch’era il primo della settimana, ed essendo, per timor de’ Giudei, serrate le porte del luogo dove si trovavano i discepoli, Gesù venne e si presentò quivi in mezzo…” (Giov. 20:19); bisogna dire che i discepoli erano radunati non per onorare quel giorno, dato che ancora essi non avevano avuto ancora la prova certa della risurrezione di Cristo. Ricordiamo che essi, essendo Giudei, si erano riposati il sabato secondo il comandamento mosaico; quindi quel primo giorno della settimana che era in corso non era un giorno di riposo.
Per quanto riguarda il passo degli Atti: “E nel primo giorno della settimana, mentre eravamo radunati per rompere il pane…” (Atti 20:7); esso non indica che il primo giorno della settimana era stato consacrato dai cristiani d’allora alla cena del Signore e neppure che in esso i credenti non facevano lavoro alcuno; ma solo che i credenti erano radunati in quel giorno per celebrare la cena del Signore. Non si può dedurre da questo che la cena del Signore si deve fare solo il primo giorno della settimana, cioè la domenica. Se noi dovessimo concludere che la cena del Signore si deve celebrare solo il primo giorno della settimana, in virtù di questo episodio, allora che cosa dovremmo dedurre da quest’altro passo negli Atti: “E tutti i giorni, essendo di pari consentimento assidui al tempio, e rompendo il pane nelle case, prendevano il loro cibo assieme con letizia e semplicità di cuore…” (Atti 2:46), se non che i primi cristiani celebravano la cena del Signore ogni giorno? Quindi qualcuno potrebbe anche dire che la cena del Signore si deve fare tutti i giorni e non solo di domenica, appoggiandosi sulle Scritture. E qualcun altro potrebbe dire che la cena del Signore la si deve celebrare solo il giovedì, perché fu di giovedì che Gesù la istituì. E allora nascono le contese, perché taluni dicono una cosa e gli altri un’altra. Per questo Paolo ha detto: “L’uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente”; per evitare che in seno alla fratellanza sorgano liti a cagione di opinioni diverse anche sul giorno di domenica. E’ chiaro quindi da questo che noi non imponiamo l’osservanza della domenica in sostituzione dell’osservanza del sabato, proprio perché non c’è uno specifico comando a tale riguardo. Noi riteniamo che se è sbagliato imporre ai credenti l’osservanza del sabato è sbagliato pure imporgli l’osservanza della domenica. Qualcuno in fin dei conti potrebbe rinfacciarci questo: ‘Come! Il giorno del sabato almeno fu Dio a comandare di santificarlo astenendosi da ogni lavoro in esso, ma il giorno di domenica la Scrittura non dice che fu santificato da Dio e da lui comandato di santificarlo! o magari dirci giustamente: ‘Ma che avete fatto? Avete sostituito un ombra con un altra ombra?! Per evitare quindi che qualcuno ci biasimi a motivo di ciò; noi preferiamo lasciare liberi i credenti dicendo loro di riunirsi nel giorno che preferiscono. Si riuniscono di venerdì perché di venerdì fu crocifisso il Signore? Nessuno li critichi. Si riuniscono di sabato, come si riunivano i Giudei nelle loro sinagoghe, per glorificare Iddio? Nessuno li critichi. Si riuniscono la domenica perché in esso risuscitò il Signore? Anche in questo caso nessuno li critichi. Si riuniscono tutti i giorni come gli antichi discepoli che erano del continuo nel tempio a benedire Iddio, senza avere riguardo né al venerdì né al sabato e neppure alla domenica? Anche in questo caso non devono essere criticati. Sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente e non sprezzi o giudichi chi la pensa in maniera diversa.
Un’ultima cosa; il fatto che Paolo, che era un Giudeo di nascita, ha dato la suddetta esortazione a riguardo del giorno a cui uno ha riguardo, senza ordinare di avere riguardo al sabato (cosa che certamente lui ordinava quando era sotto la legge) dovrebbe fare seriamente riflettere gli Avventisti. Perché un Giudeo secondo la carne, non convertito a Cristo, a riguardo del giorno settimanale da onorare non parlerebbe giammai così. Cioè non direbbe mai: se uno ha riguardo al sabato per il Signore, bene, se invece ha riguardo ad un altro giorno per il Signore, non va giudicato perché fa ciò per il Signore. Basta considerare solo come i Giudei ortodossi (cioè coloro che più di altri sono attaccati alla legge) ancora oggi tengono in alta considerazione lo Shabbath per rendersi conto di ciò. Se Paolo dunque non impose ai santi di fra i Gentili di avere riguardo al sabato questo sta a dimostrare che lui era davvero morto alla legge per vivere a Dio. Lui viveva in novità di spirito e non in vecchiezza di lettera. E non solo, come abbiamo visto, Paolo non ordinò neppure di avere riguardo al primo giorno della settimana, quantunque lui ed altri si riunirono pure di domenica per rompere il pane (vedi per esempio l’esempio di Troas). Ed anche questo dovrebbe fare riflettere, ma soprattutto noi. Perché? Perché talvolta c’è il rischio di dimenticare che non è il riunirsi la domenica anziché un altro giorno che ha importanza davanti a Dio. Taluni quando arriva la domenica pare che vengano presi dalla smania di essere presenti al locale di culto a tutti i costi, come se la riunione di quel giorno abbia un importanza nettamente superiore a quella di un giorno infrasettimanale. Durante la settimana non si preoccupano di recarsi al locale di culto per riunirsi con i fratelli, cantare, pregare assieme a loro ed ascoltare la predicazione della Parola di Dio. No, se ne stanno a casa adducendo pretesti di ogni genere; chi è stanco, chi ha i bambini, chi questo e chi quell’altro. Naturalmente però i motivi sono altri; essi non provano nessun piacere a riunirsi con i santi durante la settimana perché i santi non sono la gente onorata in cui ripongono tutta la loro affezione; il loro diletto non è nel Signore e nella sua parola. Ecco perché i locali di culto sono semideserti durante la settimana. Ma arrivata la domenica ecco che appaiono i disertori dei giorni infrasettimanali per far vedere che santificano la domenica per amore del Signore. E il pastore li coccola perché portano le offerte nel paniere. Magari però c’è qualche fratello che ama il Signore e la fratellanza che indipendentemente dalla sua volontà qualche volta deve lavorare di domenica, che appena manca viene sprezzato o giudicato persino dal pastore. Oramai è la presenza nel locale di culto in un particolare giorno che rende il cristiano accetto a Dio; non più l’osservanza dei comandamenti di Dio! Bisogna dunque stare attenti a non fare dell’avere riguardo al giorno di domenica un segno di fedeltà a Dio e il non avere riguardo ad esso (mi riferisco ad un fratello che è impossibilitato a riunirsi con i fratelli in quel giorno o che si riunisce lo stesso con i fratelli in quel giorno ma non ha riguardo a quel giorno) un segno di infedeltà a Dio perché così non è. Lo ripeto, così non è.
Secondo i Giudei Gesù violava il sabato
Quando si parla del sabato non si può non parlare del fatto che Gesù fu perseguitato dai Giudei perché, secondo loro, lui violava il sabato, in altre parole, secondo loro, Gesù profanava ciò che era sacro a Dio. Ma che cosa fece Gesù di sabato per essere accusato dai Giudei di profanarlo?
Queste opere:
– nella sinagoga di Capernaum, liberò un indemoniato che si mise a gridare contro di lui mentre insegnava (cfr. Mar. 1:21-28);
– in una sinagoga, guarì un uomo che aveva la mano secca (cfr. Mar. 3:1-6);
– in un altra sinagoga, guarì una donna tutta curva, che Satana aveva tenuto legata per diciotto anni (cfr. Luca 13:10-17);
– a Gerusalemme, guarì un uomo che era nato cieco (cfr. Giov. 9:1-38);
– sempre a Gerusalemme, guarì un uomo che era stato paralitico per trentotto anni (cfr. Giov. 5:1-16).
Ecco, perché i Giudei perseguitavano Gesù; perché lui in giorno di sabato faceva del bene guarendo e liberando tutti coloro che erano sotto il dominio del diavolo! Per farvi capire quanto odio Gesù si attirò col compiere guarigioni in giorno di sabato citiamo questi esempi: dopo che egli guarì l’uomo dalla mano secca “i Farisei, usciti, tennero consiglio contro di lui, col fine di farlo morire” (Matt. 12:14); dopo che guarì quel cieco nato, a Gerusalemme, alcuni dei Farisei dissero a colui che era stato cieco: “Quest’uomo non é da Dio perché non osserva il sabato” (Giov. 9:16). Ma Gesù non trasgredì il sabato secondo la legge di Mosè perché lui in giorno di sabato adempì la volontà del Padre suo guarendo coloro che avevano bisogno di guarigione. E poi bisogna dire che era il Padre suo che compiva quelle opere in giorno di sabato perché Gesù disse: “Il Padre che dimora in me, fa le opere sue” (Giov. 14:10), ed ancora: “Il Padre mio opera fino ad ora, ed anche io opero” (Giov. 5:17). Quindi Gesù fu accusato e perseguitato ingiustamente dai Giudei. Gesù dimostrò ai Giudei di non essere colpevole per le opere buone che faceva in giorno di sabato sia con le Scritture e sia con delle altre parole piene di sapienza; vediamole da vicino.
– Ai Giudei che si erano adirati contro di lui perché aveva guarito un paralitico di sabato egli disse: “Mosè v’ha dato la circoncisione (non che venga da Mosè, ma viene dai padri); e voi circoncidete l’uomo in giorno di sabato. Se un uomo riceve la circoncisione di sabato affinché la legge di Mosè non sia violata, vi adirate voi contro a me perché in giorno di sabato ho guarito un uomo tutto intero? Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio” (Giov. 7:22-24). Secondo quello che Dio disse ad Abramo, ogni maschio nato doveva essere circonciso l’ottavo giorno, perciò anche quando l’ottavo giorno cadeva di sabato la circoncisione doveva essere fatta egualmente per non rendersi colpevoli di un peccato davanti a Dio. I Giudei circoncidevano i fanciulli anche di sabato, ma per questo non erano colpevoli, perché in giorno di sabato eseguivano un ordine divino. Gesù non li condannò perché loro circoncidevano i bambini di sabato perché egli giudicò con rettitudine il loro operato; ma i Giudei condannarono Gesù perché guariva gli infermi di sabato per ordine di Dio, perché essi giudicarono Gesù secondo l’apparenza.
– Alla domanda dei Giudei: “E’ egli lecito far delle guarigioni in giorno di sabato?” (Matt. 12:10), Gesù rispose: “Chi é colui fra voi che, avendo una pecora, s’ella cade in giorno di sabato in una fossa non la prenda e la tragga fuori? Or quant’é un uomo da più d’una pecora! E’ dunque lecito di far del bene in giorno di sabato” (Matt. 12:11-12); significando che se una pecora era degna di essere tirata fuori da una fossa in giorno di sabato, quanto più era degno di essere guarito un uomo malato in giorno di sabato.
– Dopo che il capo della sinagoga (sdegnato che Gesù avesse guarito quella donna tutta curva in giorno di sabato) disse: “Ci son sei giorni ne’ quali s’ha da lavorare; venite dunque in quelli a farvi guarire, e non in giorno di sabato” (Luca 13:14), Gesù gli rispose e disse: “Ipocriti, non scioglie ciascun di voi, di sabato, il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia per menarlo a bere? E costei, ch’è figliuola d’Abramo, e che Satana avea tenuta legata per ben diciott’anni, non doveva esser sciolta da questo legame in giorno di sabato?” (Luca 13:15-16); significando che se era giusto in giorno di sabato sciogliere il proprio asino od il proprio bue dalla mangiatoia per menarlo a bere, era giusto a maggiore ragione che quella donna, che Satana aveva tenuta legata per ben diciotto anni, fosse sciolta da quel legame in giorno di sabato.
A tutte queste parole del Signore i Giudei non poterono replicare perché ebbero la bocca chiusa; questo, a conferma che Gesù aveva ragione nel fare il bene di sabato.
Una volta i Farisei condannarono i discepoli di Gesù perché li videro svellere delle spighe e mangiarle in giorno di sabato; essi gli dissero: “Ecco, i tuoi discepoli fanno quel che non é lecito di fare in giorno di sabato. Ma egli disse loro: Non avete voi letto quel che fece Davide, quando ebbe fame, egli e coloro ch’eran con lui? Come egli entrò nella casa di Dio, e come mangiarono i pani di presentazione i quali non era lecito di mangiare né a lui, né a quelli ch’eran con lui, ma ai soli sacerdoti? Ovvero, non avete voi letto nella legge che nei giorni di sabato, i sacerdoti nel tempio violano il sabato e non ne son colpevoli? Or io vi dico che v’è qui qualcuno più grande del tempio” (Matt. 12:2-6). Con queste parole Gesù ricordò a quei Farisei che Davide, che non era un sacerdote, aveva mangiato i pani della presentazione che non era lecito a lui mangiare, e benché ciò non fu punito da Dio. Egli si trovò nel bisogno e Ahimelec gli diede del pane consacrato perché non aveva pane comune da dargli; il sommo sacerdote sapeva che secondo la legge di Mosè il pane della presentazione era lecito mangiarlo solo ai sacerdoti perché è scritto: “I pani apparterranno ad Aaronne e ai suoi figliuoli, ed essi li mangeranno in luogo santo” (Lev. 24:9), ed ancora: “Nessun estraneo al sacerdozio mangerà delle cose sante” (Lev. 22:10); ma nel vedere Davide e quelli che erano con lui nel bisogno non si trattenne dal darglieli. Egli usò misericordia verso Davide, e Davide poté mangiare e fortificarsi. Gesù disse pure che i sacerdoti nel tempio violavano il sabato e non erano colpevoli; vediamone la ragione. Secondo la legge di Mosè, di sabato i sacerdoti dovevano offrire nel tempio dei sacrifici perché è scritto: “Nel giorno di sabato offrirete due agnelli dell’anno, senza difetti; e, come oblazione, due decimi di fior di farina intrisa con olio, con la sua libazione. E’ l’olocausto del sabato, per ogni sabato, oltre l’olocausto perpetuo e la sua libazione” (Num. 28:9-10); quindi essi dovevano compiere un lavoro, ma esso era prescritto dalla medesima legge che vietava di lavorare il sabato, perciò non erano colpevoli di trasgredire il sabato.
Gesù ha detto che: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato; perciò il Figliuol dell’uomo è Signore anche del sabato” (Mar. 2:27-28); significando che l’uomo non deve diventare schiavo del sabato perché il sabato é stato fatto per l’uomo e non viceversa. Purtroppo però anche in questa generazione vi sono coloro che fanno diventare alcuni schiavi del sabato, perché gli fanno servire uno di quei poveri e deboli elementi della legge che rendono difficile la vita a quelli che li servono, e tra questi ci sono gli Avventisti del settimo giorno. E’ risaputo che coloro che impongono il sabato ai credenti mettono sul loro collo un giogo pesante da portare; perché pesante? Perché gli ordinano di non fare nessun lavoro di sabato; le donne così non possono cucinare, non possono fare i lavori domestici, non possono andare a fare la spesa, gli uomini pure sono obbligati ad astenersi da qualsiasi lavoro, e tutto ciò non fa altro che aggravare la loro vita.
Infine, considerando che per i Giudei quella del sabato era una delle leggi principali da osservare, siamo giunti alla conclusione che quando gli apostoli e gli anziani si radunarono a Gerusalemme (per esaminare la questione che era sorta), se astenersi dal profanare il sabato (non facendo in esso alcun lavoro come dice la legge di Mosè) fosse stato un ordine necessario da rivolgere pure ai Gentili in Cristo Gesù sotto il Nuovo Patto esso sarebbe stato dato senza difficoltà. Ma gli apostoli e gli anziani, riuniti di comune accordo, deliberarono, sospinti dallo Spirito Santo, di non imporre anche questo peso ai Gentili; però bisogna dire che mentre loro non c’imposero altro peso all’infuori di queste cose, cioè che ci asteniamo dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, dalle cose soffocate e dalla fornicazione (cfr. Atti 15:1-32), sono sorti nel corso del tempo uomini che hanno preso questo peso del sabato e lo hanno messo sulle spalle di alcuni credenti facendogli credere che osservando il sabato si sarebbero resi particolarmente graditi agli occhi di Dio, ma nello stesso tempo rendendogli la vita molto difficile in giorno di sabato. Torno a dirvelo: fratelli, guardatevi dagli Avventisti che ordinano di osservare il sabato come lo dovevano osservare gli Israeliti sotto la legge.
NOTE:
[10] I Lubavitch sono una frangia dell’ortodossia ebraica e sono in continuo aumento tra il popolo ebraico. Oltre ai Lubavitch ci sono i gruppi di Bratslav, Belz, Bobov, Ger, Radzyn e Satmar. Gli ortodossi Satmar sono conosciuti per la loro avversione allo Stato d’Israele che ritengono illegale.
grazie per questo studio così bene articolato, possa veramente essere di illuminazione per tutti coloro che sono diventati schiavi di questo precetto della legge di Mosè
Salve,
io sono una cristiana avventista e mi è dispiaciuto molto leggere il suo articolo perchè in varie parti non corrisponde a mio giudizio con la dottrina avventista.
Purtroppo spesso cadiamo nella facile voglia di dimostrare che delle dottrine sono errate basandoci magari su propri preconcetti.
é sempre facile trovare una logica che ci porti da tutt’altra parte.
Penso che piuttosto che confutare delle dottrine sia più giusto cercare la verità nella Bibbia aiutati dallo Spirito Santo.
Non credo che sia nello spirito cristiano come lei ben dice riporatndo dei versetti giudicare le altre fedi.
Mi dispiace che lei non abbia colto lo spirito avventista che non è sicuramente quello di salvere il mondo…anche perchè a quello ci ha per fortuna pensato qualcun altro…
ma di vivere una propria fede e convinzione.
Non credo che una convinzione si debba nascondere anche se va contro il pensiero comune.
Mi dispiace ma il suo scritto ha suscitato in me questi pensieri. Mi perdoni la franchezza.
Che Dio continui a benedirci.
Ester
Ester tu dici ‘Penso che piuttosto che confutare delle dottrine sia più giusto cercare la verità nella Bibbia aiutati dallo Spirito Santo’, ma devi sapere che una volta trovata la verità, bisogna prima o poi affrontare anche la menzogna. E la menzogna la si affronta in maniera efficace confutandola mediante le Scritture. Io ho fatto questo con la dottrina avventista sul sabato, ed anche con le altre false dottrine avventiste. Leggi tutto il mio libro confutatorio.
Pace,
Dio ci giustifica nell’immediato. Chi ci da la giustificazione è Gesù. Cristo, come sai, è assiso alla destra di Dio Padre, dopo essere morto sulla croce per i nostri peccati e resuscitato il terzo giorno ad opera del Padre. Dio, quando ci guarda, vede il sangue e passa oltre. La sua ira non verte più su di noi. La giustificazione è il suo sangue di Gesù che lava l’animo di chi crede nel suo nome. Per essere giustificati di tutte le cose bisogna ravvedersi (pentirsi amaramente e con tutto il cuore dei propri peccati) e credere nella morte espiatrice di Gesù Cristo. In sostanza, per volontà del Padre sin dalla fondazione del mondo, Gesù Cristo è andato a morire sulla croce per salvarci da morte certa. E’ morto al posto nostro. La salvezza è per grazia non per opere. E’ gratuita affinchè nessuno si glori. Se qualcuno si glori, si glori in Gesù, nostro Salvatore personale e Signore. Dio non ha bisogno di tempo, di anni, per giustificarci. Lo fa immediatamente se vi sono i presupposti sopra indicati. Inoltre, nel riposo di Dio, si entra mediante il ravvedimento e la fede. Noi ci rifugiamo nella Dimora di Dio mediante la fede nel suo figliuolo, e lì il nostro animo trova pace e riposo. Questo è il riposo sabbatico alla luce del nuovo patto firmato col sangue da Gesù Cristo sulla croce. Sangue che è sgorgato una volta e per sempre grazie al suo sacrificio perfetto reso eterno dalla sua resurrezione.
Salvatore
Buongiorno signor Butindaro,
La invito di cuore a fare uno studio approfondito sulla lettera ai Colossesi così da evitare affermazioni furvianti dalla verità.
Sono un avventista, ma la invito a studiare testi cattolici sui colossesi. I cattolici avrebbero tutto l’interesse a giungere alle sue conclusioni sulla lettera ai Colossesi ma, per onestà intellettuale, non lo fanno.
Confutare é una cosa doverosa e seria.
Il presente invito vale per tutti i testi con i quali lei “confuta” sul sabato.
Fraternamente in Cristo.
@Nazareno.
Se lo saluti “fraternamente in.Cristo” perche prima lo chiami Signor Butindaro?
O di qua o di la,deciditi.
Pace Nazareno Di Tommaso,
Legga questo libro, rifletta sulle confutazioni che sono tutte accompagnate DALLE SCRITTURE, chieda a DIO il PADRE nel nome di GESÙ, del collirio per unirti gli occhi (apocalisse 3:18) e vedrai che nelle dottrine avventiste come in quelle di altre organizzazioni si mescola VERITÀ a menzogna, e questo Nazareno Di Tommaso non deve accadere infatti si legge in 2Corinzi 6:14 Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre?
Gli metto il link dove può trovare il link del libro di confutazione sulla chiesa avventista, che può comunque trovare sempre nel blog alla voce “i miei scritti”, http://imieiscritti.lanuovavia.org/
La pace che viene da DIO PADRE E DAL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO, la guidi per mezzo dello SPIRITO SANTO A TUTTA LA VERITÀ
Cioè, secondo lei, caro Nazareno, Paolo affermerebbe l’osservaza del sabato?? … quando in Colossesi 2 dice:
14 Egli ha annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci era nemico, e l’ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; 15 avendo quindi spogliato le potestà e i principati, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro in lui. 16 Nessuno dunque vi giudichi per cibi o bevande, o rispetto a feste, a noviluni o ai sabati; 17 queste cose sono ombra di quelle che devono venire; ma il corpo è di Cristo.
Ma la Parola è così chiara!!! Che c’entra la “confutazione” di Giacinto Butindaro?
E’ la PAROLA che vi smentisce e smentisce le dottrine avventiste!
Datevi una svegliata e convertitevi alla grazia di Cristo Gesù perchè altrimenti andrete all’Inferno.
Questa parola è per voi, non per me o qualcun altro tra i salvati che hanno creduto che la croce di Cristo ha annientato la legge!